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CC: l’anno del miliardo

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Se l’appena iniziato 2016 sarà l’anno dell’open source (come ci ha spiegato Lucio Bragagnolo), il 2015 verrà ricordato da quelli di Creative Commons come l’anno del miliardo. Sì, del miliardo di opere rilasciate con una delle licenze Creative Commons; anzi, un miliardo e cento milioni, per la precisione.

A darci questo numero ad effetto è State of the Commons 2015, il consueto report quantitativo che l’ente no profit statunitense fornisce alla fine di ogni anno per tirare un po’ di somme sull’impatto delle licenze nel panorama della comunicazione e produzione culturale mondiale.

Crescita progressiva del numero di opere con licenza Creative Commons dal 2006 al 2015

Oltre un miliardo di opere con licenza Creative Commons a fine 2015. Una pietra miliare.

Certo, non è facile eseguire queste misurazioni dato che Creative Commons non tiene un database delle opere rilasciate con le loro licenze, ma lascia che gli utenti scelgano di caricare liberamente online le loro opere. Il database quindi diventa… tutta la rete. E in realtà anche la non-rete, dato che le licenze sono tranquillamente utilizzabili anche per opere non diffuse via Internet in formato digitale. Un lavoro per nulla semplice, viste le variabili che possono entrare in gioco.

Non è facile neanche stabilire quale sia la reale unità di misura per definire il concetto di opera sotto licenza. Mi spiego meglio: ad esempio in un sito web rilasciato interamente con licenza Creative Commons ci sono magari centinaia di articoli e altrettante immagini e magari anche filmati e file audio. Ha più senso prendere in considerazione il sito come unica grande opera, o calcolare i singoli elementi in esso contenuti? Dilemma. Ad ogni modo, la metodologia applicata e le fonti di dati utilizzate compaiono in modo molto dettagliato in un’apposita pagina.

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Il corpus di elementi usato per calcolare il numero di opere con licenza CC è immenso.

Interessante la riflessione con cui Ryan Merkley (CEO di Creative Commons) ha commentato il report e che compare come introduzione:

La collaborazione, la condivisione e la cooperazione sono una forza trainante per l’evoluzione umana. I Creative Commoners [gli utilizzatori delle Creative Commons] lo sanno da sempre e, di recente, sono apparse a raffica nuove ricerche che spiegano perché. Siamo naturalmente predisposti la condivisione. Martin Nowak, professore di dinamiche evolutive ad Harvard, lo definisce l’essenziale “abbraccio per la sopravvivenza”, la prova che la condivisione non è solo un atto altruistico. La condivisione ha benefici paralleli e duraturi, che si moltiplicano per chi dona, chi riceve e in generale per le comunità.
Le comunità online che abbiamo creato insieme sono una piattaforma globale per la condivisione. Se vogliamo vivere in un mondo digitale che sia equo, variegato, vivace, aperto alla serendipity nonché sicuro per tutti, dovremo scegliere di seguire questa strada.

Intanto, in ambito nazionale, appena prima di Natale abbiamo salutato una piacevole novità: un noto quotidiano come La Stampa ha deciso di adottare una licenza CC per il suo sito web. La licenza scelta è la più restrittiva delle sei disponibili (la BY-NC-ND), ma comunque si tratta indubbiamente di un buon segnale. Avanti così; chi sarà il prossimo grande nome a seguire l’esempio? Dobbiamo contribuire a superare presto quota due miliardi.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.


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